Labirinto d’acqua
Labirinto d’acqua
Soave
Liquido
Ventre
Memoria
Futuro placenta
Perdersi nei liquidi muri
Bagnandomi le mani e i piedi
Loti
Licheni
Entrare nel mio labirinto d’acqua
Entrare con il sole nei miei occhi
Nudo
Lontano dalla moltitudine
Ricordo
Calore
Diafana
Luce
Infanzia
Liquido
Profumo
Labirinto d’acqua
Tenero irremissibile straniarsi
Io sono qua
Io sono qua
Sono l’albero senza radici
La foglia liberata
Che senza itinerario alcuno
Vola
Io sono qua
Sono la bussola senza ago
Il nord del mondo
Di tutto magnetismo
Spogliato
Io sono qua
Sono il vagabondo senza mondo
Il camino che senza bordi
Si stende e abbraccia
La circonferenza intera del globo
Ascoltami bene:
Io sono qua
Sono l’albero senza radici:
la muta radice della esistenza
sono il granito immortale:
il grido sgarrato della caverna
Io sono qua
Sono immobilità
Ombra che tintina nella quiete
Carcassa di tronco dimenticata
Nell’uscio d’oro del nuovo mondo
Appassiti colmano
Appassiti colmano
agonia presente
le piegature del cielo
Questi sospiri
mi porta dove la sua tormenta?
al baratro forse dirompente burrone
rottura improvvisa della pianura
la monotonia?
o alla palude sterile della noia
eterno presente
pelle cifrata nel tempo?
miércoles, 25 de mayo de 2011
domingo, 15 de mayo de 2011
Trasmutazione Tascabile, Il Passero di Fuoco
Trasmutazione Tascabile
Porto mondi nelle mie tasche
Mondi ridotti foglie secche
Serpenti notturni diventati prime ore dell’alba
Porto pazzie nella mia bocca masticate
Pazzie diventate ghiaccio innominabile
Serpenti, fatti striscia eterea di cielo
Porto il mio mare di aromi
Mescolati nelle mie tasche
Porto una era intera di miracoli che si affollano nella mia bocca
aspettando che l’ombra si consumi nelle zanne del serpente
che gli aromi diventino mondo e il ghiaccio foglia secca e la foglia
verde
cielo
giorno
Il Passero di Fuoco
Ed ero io chi speso dicevo
Di conoscere già le fauci della bestia
La feroce faccia del tedio
Persino il vuoto e il viso di acciaio del nulla
Ma danza macabra a volte la realtà,
Assieme al passero di fuoco:
Incendi ceneri
Fiamme macerie nell’aria
E le ombre
Le luci
Brillano con un nuovo colore
E alla tetra luce delle sue fiamme viola
Addirittura i contorni delle forme,
si sfumano
Ed è un inferno scorrere della corrente
E diventa un inferno cerchio di fiamme il nostro fiume
Quando plana il passero di fuoco sulle nostre teste
E il nostro torrente ardente attraversa i nostri giorni
E le fauci ci sembrano più terribili
E il tedio
L’angoscia
L’incertezza
Fanno una presa mortale della nostra carne
Ed ero io che dicevo di conoscere
Le trappole della quotidianità
L’abbraccio falso della notte
E il tintinnare senza ritmo delle mie mandibole nel freddo
Ed ero io che dicevo di conoscere
pefino questo fuoco che mi incenerisce,
l’angoscia
Il passero di fuoco:
la solitudine
il viso ardente del nulla
Lo schiacciante peso del vuoto
Porto mondi nelle mie tasche
Mondi ridotti foglie secche
Serpenti notturni diventati prime ore dell’alba
Porto pazzie nella mia bocca masticate
Pazzie diventate ghiaccio innominabile
Serpenti, fatti striscia eterea di cielo
Porto il mio mare di aromi
Mescolati nelle mie tasche
Porto una era intera di miracoli che si affollano nella mia bocca
aspettando che l’ombra si consumi nelle zanne del serpente
che gli aromi diventino mondo e il ghiaccio foglia secca e la foglia
verde
cielo
giorno
Il Passero di Fuoco
Ed ero io chi speso dicevo
Di conoscere già le fauci della bestia
La feroce faccia del tedio
Persino il vuoto e il viso di acciaio del nulla
Ma danza macabra a volte la realtà,
Assieme al passero di fuoco:
Incendi ceneri
Fiamme macerie nell’aria
E le ombre
Le luci
Brillano con un nuovo colore
E alla tetra luce delle sue fiamme viola
Addirittura i contorni delle forme,
si sfumano
Ed è un inferno scorrere della corrente
E diventa un inferno cerchio di fiamme il nostro fiume
Quando plana il passero di fuoco sulle nostre teste
E il nostro torrente ardente attraversa i nostri giorni
E le fauci ci sembrano più terribili
E il tedio
L’angoscia
L’incertezza
Fanno una presa mortale della nostra carne
Ed ero io che dicevo di conoscere
Le trappole della quotidianità
L’abbraccio falso della notte
E il tintinnare senza ritmo delle mie mandibole nel freddo
Ed ero io che dicevo di conoscere
pefino questo fuoco che mi incenerisce,
l’angoscia
Il passero di fuoco:
la solitudine
il viso ardente del nulla
Lo schiacciante peso del vuoto
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