Le pupille dell’asfalto
Quante centinaia di bottiglie?
Mille, cento mila?
Quanti vicoli inondati di etilica baldoria?
Conobbe molto bene il cielo notturno di Santiago il nostro deambulare
Il nostro camminare moccioso di bottiglia di grappa in mano, di voci acquose che tessono a urli il canto che avrebbe sanato le nostre piaghe suppuranti di mondo
Rimangono ancora le nostre ombre
Rifugiate nel riflesso oscuro del marciapiede
Slittano in silenzio le nostre voci di quel lontano allora
dalla fessura di una strada rotta
La nostra birra di mattino presto
I nostri conati di vomito
Tutti i nostri visi dimenticati
Tutti i nostri amori morti sul nascere...
Respirano tutti la litania della nostra storia
Respirano tutti, attraverso i pori di cemento della città
Le nostre figure stagliate nella tremula luce dei negozi
La nostra corsa impazzita Senza staffe Di spalle alla follia
Non c'é riposo per gli esiliati della tavola
Per quelli che dimenticarono la colazione e lo spuntino
Addiritura il sapore dell’avocado
Mi ricordo mentre cerco il nostro riflesso sul marciapiede
Pisciando e bevendo allo stesso tempo
Sotterrato fra i cespugli all’alba
Noi
che viviamo il tempo senza tempo della notte
Non c'è passato presente né futuro
Per coloro che dimenticarono il silenzio nelle pupille
Le pupille dell’asfalto
L’oscurità
viernes, 26 de agosto de 2011
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